Ornitorinco lettori, oggi parliamo di TikTok.
Perché? Perché i dati ci dimostrano che si tratta di una piattaforma sempre più popolare, che a tutti gli effetti inizia a trovare una sua collocazione in quella che potremo definire la “dieta digitale” degli utenti italiani.
Per prima cosa, forse, vale la pena spendere due parole su cosa troviamo su questo social che mette al centro di tutto l’esperienza creativa, più o meno di qualità.
L’utente aprendo l’app si trova coinvolto in un flusso no-stop di contenuti video, grazie a uno scroll (potenzialmente infinito) di mini filmati da 15 o 60 secondi.
Dopo settimane passate a studiarne i contenuti, possiamo dire che su TikTok è davvero possibile incontrare chiunque, in una sorta di democrazia digitale che premia anche l’ultimo arrivato.
Siamo stati, infatti, letteralmente sommersi da video clip di sketch comici, performance di lip-sync (dove si muove la bocca in sincrono con una canzone o, più in generale, con un audio preso da qualche film), challange di tutti i tipi, ben catalogate da # creati ad hoc per arrivare in tutto il mondo. E no, non abbiamo ammirato unicamente “i soliti noti”, celebrieties già famose o influencer da centinaia di follower, ma abbiamo potuto incontrare persone come noi, uomini e donne di tutte le età, giovani o meno, pronte a cimentarsi in performance sulla cui qualità, lo ammettiamo, alcune volte abbiamo avuto dubbi.
Dopo un primo periodo iniziale in cui a spopolare erano coreografie, eseguite – come detto – non sempre con gli esiti sperati, prove di coordinazione, intrattenimento musicale o formati simil mini-serie web, con trama quasi sempre alla “Beautiful” (amore giovanile tormentano, tradito, sofferto, non corrisposto… e chi più ne ha, più ne metta) oggi trovano spazio anche molti altri temi.
Cosa è successo? Semplice! Gli utenti crescono e si evolvono, riuscendo a cogliere il potenziale di una piattaforma in cui è ancora possibile emergere, sentirsi protagonisti (imitando l’attore o il cantante di turno, ma non solo) e adattando a format creativi caratterizzati da regole stilistiche precise (brevità, semplificazione estrema della produzione di contenuti, standardizzazione) nuove tipologie di contenuto.
E allora: spazio al mondo del food, ma anche a figure professionali che non immagineresti di trovare… la fisioterapista, la psicologa, la ginecologa… o a piccole realtà commerciali, pronte a fare di TikTok la propria vetrina digitale.
Non solo: su TikTok trova spazio anche la denuncia sociale, si pensi alla 17enne Feroza Aziz, che ha trasformato un tutorial di make-up in un attacco durissimo alla Cina, denunciando il trattamento riservato da Pechino alla minoranza musulmana degli uiguri, o a fenomeni come il Denim day, un trend che vede protagonisti le vittime di abusi sessuali pronte a riscattarsi dopo le terribili violenze subite.
Il tutto, all’insegna dell’interazione: perché su TikTok, oltre alla modalità più note (like e commenti) è possibile sfruttare gli hashtag in modo nuovo, dando vita a vere e proprie sfide tra utenti, incoraggiate anche dalle modalità “duet” (che, grazie allo split dello schermo permette di replicare le azioni viste nelle clip di altre utenti) e “reaction” (che permette di sovraimporre la propria reazione o il proprio commento video a un altro contenuto).
In primis, il suo algoritmo, anche se forse questo loro non lo sanno.
TikTok, infatti, analizza con estrama precisione i contenuti visualizzati dagli utenti e, sulla base del tempo speso su ciascun video, è in grado di riproporre nello scroll potenzialmente infinito contributi simili a quelli per i quali si è dimostrato maggior interesse.
Risultato? Più mostri ciò che voglio, più rimarrò incollato allo schermo.
Secondo aspetto, non trascurabile, la gratificazione dei bisogni degli utenti: realizzazione creativa ed esibizione del sé, per un totale – preziosissimo – di ben 15 secondi di notorietà, tra effetti audio-video che ci proiettano subito nel magico mondo dello spettacolo.
Possono sembrare pochi, ma vi invitiamo a provare per credere.
E ancora, la povertà di informazioni, che se in altri contesti potrebbe essere controproducente, qui svolge un ruolo importantissimo per ridurre l’ambiguità della comunicazione.
Video standardizzati, formati già pronti, interfaccia elementare e poco, pochissimo tempo a disposizione, sono in realtà un plus: possiamo sentirci creativi senza esserlo davvero, in un appiattimento che ha la funzione di farci sentire bene. Perché riduce le possibilità di essere “fraintesi” e sembra apparentemente facilitare la nostra comunicazione.
In ultimo, ma non per importanza, la cross-medialità che spesso viene sfruttata dagli utenti per spingere traffico ad altri social, facendo leva sulla curiosità di chi guarda, promettendo di svelare risultati di indovinelli, trucchi di magia, ma anche di tutorial creativi e quant’altro sul proprio profilo Instagram, stimolando un passaggio da un social all’altro, per aumentare i propri follower in un momento in cui, altri escamotage come l’utilizzo di BOT o la compravendita di follower, sono stati fortemente contrastati.
TikTok ha cominciato a spingere l’acceleratore sulla propria offerta pubblicitaria, dopo una prima fase in cui era possibile visualizzare solo contenuti organici, ovvero non supportati da nessun investimento.
In Feed Video, Hashtag Challenge, Brand Takeover e così via… le possibilità per chi vuole fare ADV sono molteplici.
Ma prima di ogni cosa, al di là della scelta di investire economicamente su questo social, quello che riteniamo essenziale è capirne le logiche.
A pagamento o meno, i brand che sceglieranno di integrare TikTok nelle loro strategie di comunicazione dovranno farlo con estrema intelligenza e grande consapevolezza. Solo rimanendo coerenti alla propria identità, alla propria vision e mission, sarà possibile restare credibili. Potrà cambiare la piattaforma, potrà essere necessario adattare i propri codici linguistici alle modalità di comunicazione di questo nuovo social, che predilige la brevità e l’immediatezza delle pillole video, ma la coerenza è e sempre resterà la chiave per il successo di qualsiasi buona azione di comunicazione.