Nelle ultime settimane abbiamo avuto la fortuna di poterci dedicare a un progetto di design tanto interessante quanto sfidante. Stiamo parlando del rebranding curato per la scuola di danza Dance On, una giovane realtà nata nel 2017, ma già pronta a “cambiare pelle”.
MA COSA SI INTENDE CON REBRANDING? E QUANDO UN’AZIENDA DEVE VALUTARNE LA NECESSITÀ?
Partiamo con ordine. Ogni brand, prima o poi, affronta una fase di cambiamento o rinnovamento che può interessare i servizi offerti, il mercato di riferimento, il target. Questo cambiamento porta con sé una necessità molto chiara, quella di adeguare la percezione che i consumatori hanno del brand, dell’azienda o del servizio in questione, così da creare una coesione tra quello che “si vuole comunicare di noi” e quello che “viene percepito dal nostro target”.

Ed è qui che nasce, inevitabilmente, il concetto di rebranding.
Il rebranding, infatti, è un processo di cambiamento strategico della brand identity (naming, logo, immagine coordinata, font…) realizzato allo scopo di creare un’identità differenziata, capace di rispondere alle mutate esigenze del brand/azienda/servizio a seguito di una fase di cambiamento.
PERCHÉ TUTTI (O QUASI) I BRAND SI TROVANO, ALMENO UNA VOLTA NELLA LORO VITA, A FRONTEGGIARE UNA FASE COME QUESTA?

Semplice, almeno a parole!
Se tutto intorno a noi cambia, se a evolversi e mutare sono i mercati, i consumatori e pure i nostri competitor, è chiaro che un brand, e di conseguenza la sua strategia di branding, non possono rimanere immutati nel tempo.
Il rischio?
Perdere una necessaria aderenza alla realtà, rischiando di non essere più in grado, con la propria immagine, di comunicare in modo efficace al target di riferimento, di differenziarsi dai competitor, rimanendo impressi nella mente dei propri clienti.

Tuttavia, di qualsiasi entità sia l’intervento sull’immagine aziendale, che si tratti di un rebranding proattivo o reattivo, evolutivo o rivoluzionario, a non poter mancare è sempre un pensiero strategico.

Ogni cambiamento comporta dei rischi e può risultare destabilizzante. Per questo è sempre necessario fondare ogni progetto su una base analitica solida, che metta chiaramente in luce le reali esigenze del brand in questione e, partendo da esse, crei un progetto in grado di rispecchiare a pieno la filosofia aziendale e le motivazioni che hanno condotto al rebranding.
Pena il mancato riconoscimento, da parte del target, dei motivi dietro al cambiamento e il conseguente rifiuto della nuova immagine, cosa successa anche a brand di successo come GAP.

I motivi per intraprendere un processo di rebrading possono, infatti, essere molteplici e ciascuno di essi può condizionare l’approccio creativo al progetto.
Alcuni sono legati a fattori interni all’azienda e a cambiamenti che lei stessa sta attraversando, come l’apertura verso nuovi mercati o pubblici, fusioni o acquisizioni con altre realtà, altri invece sono legati alla percezione da parte del target, che interessano più come un prodotto o un brand vengono vissuti dal pubblico, spesso in contrasto con le aspettative aziendali.

Come dicevamo, infatti, il mondo esterno non è una realtà statica: cambiano i trend, cambiano i temi rilevanti per ciascun settore, e cambiano i gusti in fatto di grafica, le tendenze, con il rischio, se non ci si evolve, di essere percepiti troppo “anni ‘80, ‘90, ‘2000”: insomma poco evoluti e moderni in termini estetici e contenutistici.

Esempi-di-rebranding-gap
I motivi per intraprendere un processo di rebrading possono, infatti, essere molteplici e ciascuno di essi può condizionare l’approccio creativo al progetto. Alcuni sono legati a fattori interni all’azienda e a cambiamenti che lei stessa sta attraversando, come l’apertura verso nuovi mercati o pubblici, fusioni o acquisizioni con altre realtà, altri invece sono legati alla percezione da parte del target, che interessano più come un prodotto o un brand vengono vissuti dal pubblico, spesso in contrasto con le aspettative aziendali.

Come dicevamo, infatti, il mondo esterno non è una realtà statica: cambiano i trend, cambiano i temi rilevanti per ciascun settore, e cambiano i gusti in fatto di grafica, le tendenze, con il rischio, se non ci si evolve, di essere percepiti troppo “anni ‘80, ‘90, ‘2000”: insomma poco evoluti e moderni in termini estetici e contenutistici.
MA QUALI ERANO LE NECESSITÀ SPECIFICHE DEL NOSTRO CLIENTE?

Difficile credere che un giovane scuola di danza, nata solo 3 anni fa, abbia già necessità di un rebranding?

Non se a cambiare è l’identità stessa della scuola e la sua offerta e non se, la maggior consapevolezza di sé come “impresa”, porta alla luce una serie di limiti nella propria immagine.

Partiamo proprio da qui.

Alla sua nascita, Dance On sceglie di rappresentarsi in modo abbastanza comune per il settore di riferimento. Il suo logo rappresenta una ballerina in una posa classica, alla sbarra, il colore rosa – nell’accezione di un fucsia carico – ha lo scopo di connotare una femminilità che, nelle intenzioni, strizza l’occhiolino a un target femminile.

Ornitorinco-studio-milano-blog-rebranding-DanceOn-logo-vecchio
Cosa succede in questi tre anni?
Dance On cresce e struttura la sua offerta formativa attorno a un numero crescente di classi che seguono diversi stili.

La danza classica, quindi, diviene sempre più solo una parte dell’offerta formativa, il cui piano didattico spazia dal modern, all’hip hop, fino ad approdare a discipline come il teatro o il musical.
Non solo: per la sua natura volutamente inclusiva, nel pieno rispetto del motto “la danza per tutti”, Dance On si rivolge a un pubblico trasversale di ballerine e ballerini, dai 3 anni in su. Sono, infatti, attivi anche corsi di danza classica per adulti, dedicati a tutti coloro che non hanno mai smesso di sognare il palcoscenico, e non manca una rappresentanza di target maschile.

Ecco quindi che il logo attuale inizia a stridere con l’identità che, nel corso degli anni, Dance On ha costruito insieme ai propri ballerini. Il brief del cliente, infatti, ci parla della necessità di rispecchiare, con il logo e la relativa immagine coordinata, concetti come modernità, freschezza, energia, ma anche inclusione e accoglienza. Concetti che non sembrano emergere appieno dall’attuale logo e brand image.
COME PROCEDERE ALLORA?
Dalla base di tutti i buoni progetti: l’analisi. Partendo dal brief ricevuto, infatti, abbiamo analizzato l’attuale immagine aziendale, sottolineando la mancata coerenza tra identità e brand image.

Solo un’analisi strutturata, infatti, può aiutare il cliente a comprendere le eventuali limitazioni della propria situazione, permettendogli di comprendere l’esigenza di dare vita a un progetto capace di raccontare anche graficamente la propria filosofia, riuscendo a trasmettere determinate emozioni e concetti in modo chiaro e univoco.

Il lavoro fatto insieme a Dance On non è stato semplice, in quanto ha richiesto una presa di coscienza da parte del cliente dell’impossibilità di procedere con un semplice restyling del logo esistente, in quanto era necessario stravolgere la brand identity per poter restituire alla scuola l’immagine moderna e fresca che stava cercando.

Sei curioso di vedere il progetto di rebranding realizzato per Dance On? Visita il nostro portfolio!