Non si tratta solo di psicologia, sia chiaro, ma di considerare molteplici fattori essenziali alla definizione degli effetti di senso che un colore induce in un consumatore o, più in generale, in una determinata cultura. Alla base abbiamo in primis alcune motivazioni estetiche, per le quali potremmo dire che alcuni colori si armonizzano bene tra loro, mentre altri creano una maggior tensione attirando l’attenzione di chi guarda. Si tratta di considerare i principi di quella che viene definita “Teoria dei Colori” e capire come poter sfruttare a proprio vantaggio gli effetti che un colore provoca in chi guarda. Lo sapevate, ad esempio, che i parchi di divertimento Disney utilizzano la caratteristica propria del verde “go away”, ovvero quella di essere facilmente ignorato dall’occhio umano, per nascondere gli oggetti e gli edifici del parco considerati, per così dire, meno “magici”?
Il secondo elemento da tenere in considerazione riguarda le associazioni indotte, che nel tempo hanno visto sedimentarsi una serie di correlazioni tra colori e significati/sensazioni. Attenzione però: se è pur vero che molto spesso queste correlazioni sono comunemente riconosciute, pensiamo al bianco come colore della purezza, è vero anche che molte di queste hanno una forte componente culturale. Una conferma viene dallo stesso bianco che se da noi è utilizzato – in quanto per l’appunto simbolo di purezza – per gli abiti da sposa, in culture come quella cinese o giapponese simboleggia morte e lutto.
Ultimo aspetto da tenere presente nella scelta dei colori aziendali è quello legato alle associazioni innate, archetipe per così dire, frutto di un processo evolutivo. Ci riferiamo, ad esempio, al rosso, universalmente associato a energia e passione, capace di risvegliare l’attenzione sia degli esseri umani sia degli animali.
Sapere come un colore influenza gli stati d’animo e che tipo di reazioni e azioni induce in chi lo sta guardando, quindi, è una chiave strategica molto importante quando si parla di costruzione dell’immagine di un brand, perché se è vero che ogni brand ha un messaggio da veicolare a un determinato target, allo stesso modo un colore è portatore di un determinato effetto. Stabilire una coerenza tra logo e suoi colori e valori/obbiettivi del brand è il punto di partenza imprescindibile per una brand identity di successo.
E se così è, cosa avremmo mai voluto dire noi, con questo verde-ornitorinco?
Beh, il verde è un colore storicamente associato a una molteplicità di concetti tra loro molto diversi. Nei secoli, infatti, è stato associato a concetti come natura (facile capire perché), sicurezza nel procedere (semaforo verde), buon funzionamento (quando qualcosa funziona la luce solitamente è verde), calma e tolleranza, ma anche gelosia, avidità (è il colore del denaro) e tossicità.
Qual è, quindi, la reazione emotiva indotta da questo colore? Il verde è portatore di calma, riduce lo stress e migliora concentrazione e creatività. Ma anche qui non si può dire che la lettura sia univoca: differenze nella tonalità sono portatrici di significati differenti. Se nella versione dai toni più scuri il verde richiama l’idea del denaro, la sua variante più accesa – impreziosita dalla carica del colore giallo – stimola il nostro lato vivace e dinamico. Curioso poi che, richiamando il mondo cinematografico, il verde sia il colore del soprannaturale e del non-umano…vi ricordate Frankenstein, vero? I primi film erano in bianco e nero, ma nella locandina del 1935 il mostro già appariva con la faccia verde. Ed ecco che, se ci piace pensare al verde come al colore della natura, della freschezza e della novità, il fatto che possa essere associato anche al diverso, al nuovo e, perché no, al sovra-umano, lo rende ai nostri occhi ancora più affascinante. E per uno studio che prende il nome da una “bestia rara” come l’Ornitorinco, non poteva esserci di certo esserci un colore migliore!